RICORDANDO GIORDANO BRUNO, bruciato vivo perché "ERETICO"

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OscurodPD
view post Posted on 17/2/2013, 12:58




L'ho copiato da quì: https://www.facebook.com/groups/14209375583...482853101774452


Oggi, 17 febbraio 2013, ricordiamo uno degli episodi più drammatici del lontano 1600, l’epoca che traghetta il mondo occidentale dalla cristianità all’illuminismo, passando attraverso il trauma culturale e religioso del Rinascimento e della Riforma. In particolare, ricordiamo Giordano Bruno, uno dei principali protagonisti di questa rivoluzione culturale. Il 17 febbraio dell’Anno santo 1600, al termine di un processo durato ben nove anni, Giordano veniva condannato a morte, condotto al rogo con la bocca inchiavardata e bruciato vivo in Campo dei Fiori. Un evento diventato, specie dall’Ottocento, un simbolo dell’Inquisizione.

Nato a Nola nel 1548, Giordano Bruno fu accolto giovanissimo nel chiostro dei Domenicani a Napoli per essere avviato alla vita religiosa. Si dedicò a tredici anni allo studio della teologia e a segrete letture di filosofi proibiti, manifestando ben presto le prime tendenze ereticali del suo spirito vivace, appassionato, insofferente ai “paraocchi” che la Chiesa voleva imporgli. Viaggiò per l’Italia, andò in Svizzera, a Parigi, a Londra, a Wittenberg, a Praga e a Francoforte, insegnando liberamente la sua filosofia e pubblicando le sue opere latine. Il destino ebbe una svolta con il trasferimento a Venezia su invito del patrizio Giovanni Mocenigo che, attratto dalla sua notorietà di studioso e di uomo colto, voleva imparare le regole di mnemotecnica per cui Giordano Bruno era diventato famoso. Ma nell’arco di poco tempo l’ammirazione si muta in malanimo. Il 23 maggio 1592 Mocenigo lo denuncia all’Inquisitore di Venezia per eresia. Il giorno dopo alle 3 del mattino Bruno viene prelevato da casa Mocenigo e incarcerato nelle prigioni del Santo Uffizio. Da quel momento la sua libertà viene portata via per sempre.

Il processo da Venezia passò a Roma nel 1593 e durò sette anni. Bruno non solo si rifiutò di ritrattare, ma con l’impeto che gli era proprio ribadì le sue convinzioni religiose e cosmologiche. E lo fece con forza e a volte con impeto lirico commovente. Un esempio tratto dalle carte del processo: «Io penso a un universo infinito. Stimo infatti cosa indegna della infinita potenza divina che, potendo creare oltre a questo mondo un altro e altri ancora, infiniti, ne avesse prodotto uno solo, finito. Così io ho parlato di infiniti mondi particolari simili alla Terra». Egli venne condannato anche per questa affermazione ritenuta eretica. Le scoperte di galassie lontane fatte come la nostra, di pianeti esterni al sistema solare simili alla Terra, e di elementari forme biologiche provenienti dal cosmo, costituiscono un grande omaggio alle sue intuizioni. Della sua vita lascia all’umanità numerose opere e si può indubbiamente affermare che egli meritatamente è assurto a simbolo della libertà di pensiero.

Al momento della sentenza egli dichiarò ai giudici: «Forse avete più paura voi nel condannarmi, che io nel subire la condanna». Quelle fiamme del rogo che gli tolsero la vita, che ardirono vivo Giordano Bruno con i suoi “eroici furori”, bruciò anche la libertà di espressione di un uomo che preferì i suoi pensieri alla vita.
 
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